La rassegna “SeminArte” a Catania. Si comincia con “Marcovaldo -Funghi in città”
Non più studenti ma attori: al Metropolitan di Catania Neon e i licei riscrivono la recita scolastica
Lo spettacolo del Metropolitan non era solo quello sul palco. A strabuzzare gli occhi per qualche decina di ragazzi che in un teatro catanese scagliavano versi in greco antico c’era un pubblico non proprio canonico: anziani, disabili, un gruppo entusiasta di francesi capitato per caso e naturalmente genitori, insegnanti e tanti studenti. Un migliaio eterogeneo di persone inchiodate al silenzio per 90 minuti (mica pochi) dallo stupore per una semplice recita scolastica di fine anno. Che per una volta tanto semplice non era.L’effetto dei laboratori di Neon orchestrati nei licei etnei Spedalieri e Boggio Lera dalla regista Monica Felloni e dal direttore artistico Piero Ristagno, in combutta con le presidi Vincenza Ciraldo e Valeria Pappalardo, ormai è questo: lo stravolgimento di uno stereotipo teatrale che ogni anno di scolastico ha sempre di meno. Non sono più alunni: sono attori. Che per rappresentare l’Orestea di Eschilo e l’Antigone di Sofocle ballano con i Maneskin, lanciano bandiere, corrono impazziti, ondeggiano tra i drappeggi. E che potrebbero farlo partendo da qualsiasi altro contesto che non sia la scuola.
“Chissà da quanti anni si preparano”, si chiede una giornalista in platea. “E invece dallo scorso ottobre quando è andata bene abbiamo potuto lavorare per tre ore alla settimana”, dice la regista. Il risultato è una cinquantina di minorenni che reggono il peso di duemila occhi senza mai incespicare con la lingua e con le gambe. Talmente precisi e scatenati da tenere a bada perfino Vittorio, undicenne non proprio incline alla calma che è ospite in seconda fila con la sua classe dell’istituto di frontiera Rita Atria e che dovrà affrontare il prossimo saggio targato Neon sempre al Metropolitan.
E’ la grande varietà di un’associazione culturale che da più di trent’anni lavora con persone di tutte le età, disabili, professionisti e dilettanti. E che in ogni scena ha sempre qualcosa di sorprendente da mostrare. “Il teatro – spiega Monica Felloni – lo puoi fare in una scuola, in un centro anziani, allo Stabile, a Taormina, all’estero. Anche con poche risorse, come le nostre. Quello che conta è che ci sia un ascolto profondo da parte di chi fa l’attore. Puoi inventarti tutto quello che vuoi, ma solo in quel caso anche dal pubblico arriverà un ascolto altrettanto profondo. Diversamente avrai uno spettacolo tecnico, ma non emotivamente coinvolgente”.
foto di Eletta Massimino