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Elisa Parrinello: “Teatro Ditirammu, un carillon pieno di storia da raccontare”
La salvaguardia delle tradizioni più belle dell’arte teatrale siciliana: c’è tutto questo nella vita e nella storia del teatro Ditirammu che a Palermo, nel cuore del centro storico, alla Kalsa, ha costruito una realtà di grande spessore, fiore all’occhiello della tradizione culturale e del folklore cittadino. E’ stato definito, “avamposto di cultura storica popolare”.
A guidarlo, ormai da decenni, c’è la famiglia Parrinello: Elisa e Giovanni Parrinello sono i figli di Vito Parrinello e Rosa Mistretta, vera anima del TEATRO DITIRAMMU.
Elisa Parrinello, cos’è Teatro Ditirammu? Com’è nato e qual è la sua storia ?
“Il Teatro Ditirammu è come l’estensione del mio salotto” diceva papà Vito Parrinello, ospitando tanti amici, artisti, pubblico, che riunendosi in un luogo accogliente e amabile come quello creato da lui e da mia mamma Rosa, riesce a sentirsi sempre a casa.
Ma per molti artisti oggi è soprattutto è un piccolo palcoscenico dove poter nascere, crescere e rinascere. Un piccolo scrigno, un carillon pieno di storia da raccontare, pieno di cimeli da tenere preservati come in un luogo magico, dove in ogni stanza è descritto un racconto, che trasuda di vita, di musica, di danze, di amore, di parole ed emozioni incredibili, e di tanti, tanti sacrifici.
Con i suoi 52 posti a sedere è stato inaugurato a Palermo nello storico quartiere della Kalsa, all’interno dei locali originariamente destinati alle scuderie di Palazzo Petrulla, nel maggio del 1995, sostenuto dall’Associazione Ditirammu. Quest’ultima è impegnata nella promozione culturale dei giovani con la creazione di laboratori teatrali, di danza popolare, di musica, scenografia e costume, già dai primi anni del 2001 con il Ditirammu Lab; è uno tra i più piccoli teatri in Europa e certamente l’unico del genere in Sicilia. Un’ attività che da sempre continua nella divulgazione delle tradizioni popolari, tra spettacoli folk, canti e danze della tradizione con un repertorio musicale che comprende alcune catalogazioni effettuate tra l’’800 e il ‘900, che includono i canti di lavoro, preghiere, scongiuri e le note d’amore per la donna amata, le cialome della mattanza e i canti dei pescatori di corallo; con la messa in scena degli spettacoli ‘rituali’ come “Ninnarò il Presepe raccontato” per Natale, “Martorio parti di la Simana Santa” per la Pasqua e il “Triunfu a Santa Rosalia” a luglio; ma non solo, tanti spettacoli di prosa, di danza, di cabaret, di opere liriche, musicali e tanti altri destinati al pubblico dei più piccoli come Le Fiabe di Nicù.
Di recente avete lanciato il progetto “INCANTOMUSEO”: di cosa si tratta ?
La mostra “InCantoMuseo” che racconta le opere, i costumi e le scenografie del nostro Teatro, è nata da un bisogno intimo di raccontare il “dietro le quinte” della nostra vita artistica, da più di 100 anni. E’ stata realizzata grazie al sostegno dellper riuscire a esaudire un sogno di papà Vito e di mamma Rosa, che da sempre pensavano ad un’esposizione di arte popolare e di tesori di famiglia. Abbiamo allestito all’interno dei locali del teatro un vero e proprio museo, con scenografie, abiti antichi e moderni restaurati da Donatella Nicosia, di svariati spettacoli, strumenti musicali appartenuti alla mia famiglia e non solo; una storia insomma, che ripercorre non solo quella del Ditirammu e della mia famiglia, ma soprattutto l’evoluzione che questa ha avuto negli anni attraverso l’innovazione e la sperimentazione.
L’esposizione non essendo stata più visitabile in presenza del pubblico, (per via delle restrizioni anti-covid), ha subito strada facendo una variazione “occasionale” molto ardua per i tempi che stiamo vivendo, divenendo un tour virtuale della durata di un’ora e un quarto, che racconta attraverso la voce narrante dell’attrice Stefania Blandeburgo, quello che avremmo voluto mostrare al nostro pubblico dal vivo, dopo mesi di lavoro. Il video documentario, tradotto e sottotitolato in inglese è riuscito, attraverso i testi di Salvo Rinaudo, il montaggio di Peppe Scozzola e le luci di Vittorio Di Matteo a entrare nel cuore di tanta gente, raccontando tanta storia che prima non si conosceva di noi. Questo per me è stato il più bel successo. La mia regia, ha dato forse il tocco di autenticità, essendo io insieme a mio fratello i prosecutori della storia di famiglia.
Quali sono i progetti finora realizzati e quali i progetti che vi accompagneranno nei prossimi mesi che ci proietteranno – è questo l’auspicio di tutti – oltre la pandemia ? Una pandemia che cambierà le nostre vite? Quali cambiamenti anche per il teatro e, in particolare, per il teatro popolare siciliano ?
Il futuro è una parola così complicata oggi, che viene voglia di raccontare solo il presente. Ma noi non ci siamo mai arresi, e speriamo di non farlo mai. Al contrario venendo da una famiglia di artisti, siamo ben allenati alle “improvvisazioni” e alla “resilienza”. La passione nostra è talmente salda che se dovessimo trovare un’altra idea, sono convinta che nascerebbe in quattro e quattr’otto, e forse subito dopo un’altra ancora, fino a quando l’arte esisterà in questa nostra vita, faremo il possibile per immaginare la soluzione ideale.
L’intuizione che mi è arrivata durante la Pandemia è stata: il “TeatroVisione” un nuovo format teatrale che possa evolversi nel futuro e chi lo sa, magari diventare un nuovo linguaggio contemporaneo teatrale, mantenendo la vera forza delle origini del teatro.
Arrivare con il Teatro Tradizionale popolare ai turisti, spingerli a venire da noi in Sicilia, nel nostro piccolo mondo.
La digitalizzazione sarà il nuovo canale dal quale vorremmo ripartire, e che stiamo studiando e che studieremo meglio non appena la pandemia inizierà a diventare solo un brutto ricordo. Il nostro è un teatro piccolo, non sempre riesce ad accogliere tanta gente. Certo è che imparare a recitare davanti alle telecamere non sarà facile come se lo facessimo sul set cinematografico, perché il teatro è solo bello quando lo fai dal vivo, non c’è emozione più incredibile di quando percepisci i respiri e le vibrazioni del pubblico presente; ma a mali estremi estremi rimedi, e non è detto che diventando un TeatroVisione lo spettacolo “live” non si possa fare prima di tutto in presenza del pubblico; a maggior ragione sarà ancora più emozionante, perché non solo avrai la gente vicina fisicamente a te, ma saprai che ne esiste una virtuale che si sta emozionando nello stesso istante! Insomma, secondo me potrebbe essere un traguardo importante questo, se riuscissimo a farlo. Quanta gente lontana, o impossibilitata a muoversi, con situazioni difficili che potrebbe avere un’altra occasione di sentirsi nel luogo più bello al mondo, che è solo il “Teatro”?