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“Un grande amore per Scicli. Ignazio Occhipinti”: un libro presenta il primo sindaco della città nel dopoguerra
I cannoni della seconda guerra mondiale si erano fermati da poco. Ignazio Occhipinti era un giovane di 29 anni, aveva studiato all’Università Cattolica di Milano e si era laureato mentre ancora infuriava il conflitto. Insegnava Lettere a Scicli e aveva la passione per la politica e una fede forte e vera.
Il 15 febbraio 1945 il Prefetto di Ragusa, Simone Naitana, lo nominò primo sindaco di Scicli. L’anno successivo, venne eletto sindaco nelle prime elezioni libere della storia repubblicana e rimase in carica fino al 1952.
Inizia così la storia semplice e vera di un uomo che ha attraversato il XX secolo, lasciando un segno indelebile nella sua città e nella provincia di Ragusa. Questa storia oggi è stata narrata in un libro.
Sarà presentato il prossimo 22 dicembre, alle 18,30, a Palazzo Spadaro, a Scicli il libro “Un grande amore per Scicli. Ignazio Occhipinti (1916 – 2013)”, curato dai figli Elisabetta, Angelo, Giuseppina e Giovanna (edizioni “Il Giornale di Scicli”). Il sindaco di Scicli, Mario Marino, porterà un saluto. A presentare il libro saranno lo storico Paolo Militello, docente di Storia moderna alla facoltà di Scienze politiche di Catania e Giuseppe Pitrolo, docente di Lettere al Liceo scientifico di Scicli. Coordina il giornalista Franco Causarano.
Il libro, dato alle stampe di recente, lo ricorda e ne traccia il profilo, raccontandone le vicende personali e politiche, sullo sfondo di una Scicli del dopoguerra, che visse gli anni difficili della ricostruzione e i primi avvenimenti politici. È un libro sorprendente che racconta un viaggio a ritroso nel tempo e consegna alle generazioni future la storia di un uomo politico atipico, coerente e dedito al bene della sua città. “Il volume – spiega nella prefazione Paolo Militello – si basa su attente ricerche condotte soprattutto da Elisabetta tra le carte di famiglia (carpette, buste e faldoni che Ignazio Occhipinti aveva catalogato minuziosamente) e nei faldoni dell’Archivio storico di Scicli e ripercorre la storia di una vita che – come scriveva nel 2013 il giornalista Franco Causarano – «lascia una testimonianza di grande amore per Scicli» (da qui il titolo del libro)”.
Il volume (347 pagine) racconta l’infanzia e la giovinezza, vissuta a Scicli, con la formazione cristiana curata dal canonico don Vincenzo Piccione, gli anni universitari alla Cattolica di Milano durante il ventennio fascista, il matrimonio, la famiglia, la nascita dei figli e la sua storia professionale (docente di lettere e preside) e politica. In cinque capitoli viene narrata L’infanzia e la giovinezza, La sindacatura, La militanza, La scuola, L’uomo. In appendice, i discorsi da lui pronunciati in alcuni momenti cruciali e soprattutto il discorso di chiusura mandato, dal balcone del municipio, il 18 maggio 1952, il ricordo e le parole dei nipoti, degli amici, di alcuni dei tanti insegnanti che lo ebbero come dirigente scolastico, le numerose onorificenze ricevute. Tra quelle di maggiore rilievo: la Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia nel 1946, dal re Umberto II, Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” nel 1952 (conferita dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi), Cavaliere nell’Ordine di San Silvestro Papa (ricevuta da Papa Pio XII) nel 1953, Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” (1959) e Commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” (1962), dal presidente Giovanni Gronchi, per finire con il “Leone di bronzo”, simbolo di Scicli, ricevuto dal sindaco di Scicli, Adolfo Padua nel 1998.
Ignazio Occhipinti fu sindaco dal 1945 al 1952, poi preside della scuola media statale “Giuseppe Miccichè” e dirigente dell’Istituto magistrale comunale. Nel 1945, dopo la nomina prefettizia, cercò di formare una giunta con la presenza di comunisti e socialisti. Il clima post bellico glielo impedì. Rifiutarono entrambi. Lo accusarono di essere stato fascista. “Occhipinti, con grande onestà – continua Militello – riconobbe di essere stato iscritto al Partito Nazionale Fascista di Scicli, ma d’ufficio, in quanto militare al Nucleo Universitario Fascista di Scicli in quanto studente universitario e preciserà di non avere mai svolto attività nel partito”.
Nel 1946, nelle prime elezioni libere, venne eletto sindaco, stavolta anche con i voti di socialisti e comunisti.
Guidò la città in anni difficili, quelli della ricostruzione, senza risorse economiche: alla sua opera si deve la realizzazione di importanti opere pubbliche: le strade, la fognatura, la condotta idrica, lo stadio “Ciccio Scapellato”. Avviò i primi progetti per la realizzazione delle case per gli abitanti delle Grotte di Chiafura, l’odierno Villaggio Salvatore Aldisio (Jungi), finanziati dal ministro siciliano Salvatore Aldisio, venuto in visita negli iblei e quindi a Scicli nel maggio del 1950. Riuscì a ottenere, in epoca di ristrettezze, il pareggio del bilancio, lasciando il comune con i conti in ordine. Nel 1955 venne nominato dal vescovo di Noto presidente diocesano di Azione Cattolica.
Fu a lungo segretario di sezione oltre che consigliere comunale della Democrazia Cristiana.
Il 27 maggio 1952, dopo la conclusione del suo mandato da sindaco, scriveva il Prefetto di Ragusa Arnaldo Adami: “Ella può avere la coscienza di avere veramente bene meritato della cosa pubblica avendo compiuto in pieno il proprio dovere di cittadino e amministratore sereno, oculato ed obbiettivo”.
Il libro è una storia vera e attuale. Di sofferenza e di fede. Di coerenza e di coraggio. Che tocca nel profondo i cuori e li apre alla speranza. “In effetti, quello che ci ha sorretto di più, nella realizzazione di questa biografia – scrive nell’introduzione la figlia Elisabetta Occhipinti – è stato il trovare un certo anello congiungente, un filo d’oro quasi, in questo secolo circa della sua vita, che legava impercettibilmente ogni cosa: era il suo amore viscerale per Scicli. Per la gente di Scicli, sia essa colta sia essa analfabeta, ricca o povera, umile o orgogliosa, credente o non credente. Per le nuove generazioni, volendo garantire a tutti la possibilità di una formazione scolastica adeguata e dignitosa, lottando anche per la stabilizzazione delle strutture. Per le sue strade, per il suo territorio, per le sue potenzialità civili e economiche, nascoste, ma intraviste. Ci sembra che non sia rimasto trascurato nessun ambito, in questa operosità sostenuta e rafforzata da un’instancabile “parola”.