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“Il sapore della ruggine”. Presentato il libro di Irene Savasta
Non è un folle, anzi è talmente nella norma da darci fastidio. Vive e attraversa la vita da solitario, da uomo solo che pensa solo a se stesso. Gli altri sono ombre, persone che si muovono a stento lungo i passi della sua vita, talvolta, anzi persino lo infastidiscono. Ivan, il protagonista del “Il sapore della ruggine”, non è un personaggio, anzi è un “non-eroe”. Lo immagina così l’autrice, Irene Savasta, giovane giornalista di Chiaramonte Gulfi che ha presentato, nei giorni scorsi, il suo primo libro. Un volume fresco e scorrevole, dove la trama avvincente coinvolge il lettore fin dalle prime righe. La lettura va avanti talvolta con un senso di malcelato fastidio per un personaggio da cui, legati come siamo ai canoni della letteratura tradizionale, probabilmente ci attenderemmo ben altro, ben altre scelte e ben altri atteggiamenti.
Invece, Ivan non è un uomo dalle grandi scelte, dalle grandi imprese. Vive e si lascia vivere, noncurante e spesso anche infastidito dalle persone che gli stanno accanto, che si muovono come ombre, i cui gesti accetta o subisce senza farsene intaccare. Le sue scelte lo portano lontano dalla vita reale, dalla concretezza di un uomo che in passato ha coltivato dei sogni e delle aspettative, ma che poi ne è rimasto travolto. Accanto a lui personaggi positivi, ma mediocri, come la sua compagna, Amalia, personaggi dal sapore persino inatteso, come una madre fredda e calcolatrice, forse persino vendicativa, che non lascia mai intravvedere un segno di affetto per il figlio. Innaturale, per una madre. Ma Irene Savasta immagina anche questo per restituirci la storia di un personaggio la cui vera identità si svela solo alla fine. Il libro, nella sua interessa, è costruito solo per quelle pagine finali. La struttura circolare, la rievocazione delle vicende dell’infanzia attraverso la visita ai luoghi dove ha vissuto le esperienze di bambino, riconsegnano un personaggio diverso da quello che avevamo conosciuto nelle prime pagine. Comprenderemo Ivan solo nelle pagine finali, capiremo chi è e perché ha scelto di vivere così. Nelle ultime righe, la scelta, la scelta di “riprovare a vivere”. E le parole della fidanzata, che gli comunica di aspettare un bambino, danno una scossa ulteriore: Ivan, forse, proverà ad essere “padre”. E forse proverà ad essere un “buon padre”. Ma questa è solo un’ipotesi, persino nelle intenzioni della stessa autrice. “Non so se è così – confessa Irene Savasta – non ho voluto dare un finale preciso a questo libro”. Ciascuno può immaginare e raccontare e “raccontarsi” la storia futura e la vita di Ivan. Tutti autori, insieme a Irene Savasta!