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Comiso ricorda Francesco Nicosia, protagonista del restauro dei bronzi di Riace
La città di Comiso ricorda Francesco Nicosia. Nel 50° anniversario del ritrovamento dei bronzi di Riace. L’archeologo contribuì in maniera determinante allo studio ed al restauro conservativo delle due celebri statue di bronzo, che si fanno risalire al V secolo avanti Cristo. A lungo ritenute di provenienza ateniese, oggi, sulla base di alcuni studi sui materiali, si ritiene che esse siano state fuse e realizzate ad Argo, nel Peloponneso.
Francesco Nicosia su soprintendente ai Beni culturali a Firenze, per la Toscana e a Sassari e Nuoro e fu professore associato di Archeologia all’Università di Sassari, nonché Ispettore centrale dei beni architettonici, artistici e storici di Roma. Morì a Sassari nel 2009.
Domani la Pro Loco ricorderà lo studioso comisano che ha vissuto però tutta la sua vita professionale fuori dalla Sicilia. Dopo la laurea a Catania, si è perfezionato alla Scuola di archeologia di Atene.
Per ricordarlo ci saranno il sindaco Maria Rita Schembari, il deputato regionale Giorgio Assenza, il soprintendente ai beni culturali di Ragusa, Antonino De Marco, la presidente della Pro Loco, Maria Stella Micieli, la presidente del Club Unesco di Comiso, Tina Vittoria D’Amato. Sono previsti gli interventi di Claudio Sabbione, già funzionario archeologo della Soprintendenza della Calabria e Saverio Scerra, funzionario archeologo della Soprintendenza di Ragusa. Lucia Lepore, già docente di Archeologia all’Università di Firenze, terrà la relazione su “Ricordando Francesco Nicosia. Maestro esigente. Studioso eclettico. Amico geniale”.
Le due statue furono ritrovate nei pressi della costa di Riace Marina. Ad avvistarle, per primo, nell’agosto 1972, fu un giovane sub, Stefano Mariottini. Nella zona non ci sono tracce di naufragi e di imbarcazioni in fondo al mare. Non si sa dunque come quelle statue siano finite in fondo al mare, anche se questa circostanza non si può escludere. Un’ipotesi è che siano state gettate in mare da un’imbarcazione magari per alleggerire il peso. Si suppone che i Bronzi di Riace, forse un tempo appartenuti ad un gruppo statuario, fossero stati gettati in mare per alleggerire il carico della nave che li trasportava o che l’imbarcazione stessa fosse affondata con le statue.