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Catania, Fondazione Brodbeck, il viaggio sciamanico e (fanta)scientifico di Barbara Cammarata
Si inaugura a Catania, sabato 25 gennaio alla Fondazione Brodbeck, la mostra BARBARA CAMMARATA. An Interspecies Journey [25 gennaio – 08 giugno 2025] a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Patrizia Monterosso,un progetto espositivo appositamente ideato e realizzato per gli spazi di via Gramignani 93. Visite dalle ore 17: saranno presenti anche il presidente e la vicepresidente della fondazione, Paolo e Nadia Brodbeck, che alle 18 illustreranno l’iniziativa e i progetti per il 2025 insieme con il direttore artistico Gianluca Collica, l’artista, i curatori e gli architetti di Analogique, studio di architettura coinvolto nella progettazione e realizzazione dell’imponente allestimento della mostra.
Basato su un atto di worlding, di creazione di un mondo tanto sciamanico quanto (fanta)scientifico, il percorso della mostrasi snoda attraverso due padiglioni monumentali della Fondazione etnea e include oltre 60 dipinti, 10 sculture tessili e alcune installazioni ambientali eseguiti da Barbara Cammarata tra il 2018 e il 2024.
La ricerca dell’artista si è sviluppata da oltre un decennio attraverso diversi medium, in particolare quello pittorico, nell’invenzione di accessi a mondi fantastici, intrapsichici e ultra-mondani, luoghi critici e di soglia, abitati da esseri viventi dal corpo umano e dalle teste animali. “L’essere umano che da tempo, troppo tempo, si è riconosciuto una posizione centrale e superiore rispetto alle altre specie, oggi si ritrova a discutere la sua posizione rispetto a tutto il resto. Antropocentrismo, specismo e postumano sono i punti di partenza della mia pratica”, dichiara Barbara Cammarata, artista visiva e docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
La mostra
“Il percorso espositivo introduce lo spettatore in uno straordinario viaggio in un mondo nel quale è riconosciuta politicamente e pienamente operativa la metafora di un patto sociale interspecie che lega gli esseri umani al regno animale, vegetale e tecnologico, dove il “simile” e il “diverso” sono compresenti in una dimensione simbiotica di vitalità e crescita, dove la condivisione significa trasformazione etica, morale, filosofica e addirittura religiosa, in grado di generare un nuovo ordine. L’assenza di pareti tradizionali fa in modo che opera e pubblico siano sempre in scena come sul set di Dogville, il nono lungometraggio del regista danese Lars von Trier”, dichiarano i curatori della mostra, Cesare Biasini Selvaggi e Patrizia Monterosso.
Visite:venerdì, sabato e domenica, 16.30 – 20 (ultimo ingresso 19:30, orario invernale). Ingresso gratuito